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Le opere "quadridimenzionali" esposte sono maturate dalla creatività e dall'equilibrio esperto di FABIOLA CENCI e dalla geniale MEnte di EMANUELE (ilME) MARSIGLIOTTI. La video opera, invece, è da attribuire alla visione astrusa ed articolata di MARIA "FELIX" KORPORAL. Tutto è esclusivamente legato sotto l'unico tema dei VOLTI.

La mostra verte sul duplice significato di “Essere volti”.

Essere volti ed essere vòlti implicano un'azione senza tempo:


il volto come la carta su cui il tempo traccia continuamente il suo passaggio;

essere vòlti implica l'osservare, il guardare,

l’analizzare una situazione presente in un dato momento.

                                                  


Sarò Un Volto


I volti sono come la trama che interseca l'ordito.

Immaginate che la trama siano le nostre esperienze e che, l'ordito, siano le eventualità. L'incontro tra i due farà nascere il disegno che si vuol regalare al mondo. Noi stessi.



Le esperienze insegnano a camminare, a rotolarsi nel fango, sempre pronti a rialzarsi in piedi.

Le eventualità, invece, arricchiscono l'anima, aiutano ad affinare le tecniche e a comprendere il reale scopo nella vita. Per ciascuno diverso.



Ognuno è alla ricerca del proprio essere, quello più intimo, e del proprio conseguente divenire, quello profondo. Chiunque avrà la possibilità di comprenderlo. Individuarlo. Di afferrarlo. Proteggerlo... Combattendo. A denti stretti, contro tutto. Contro tutti.

E in questo viaggio, intrapreso agli albori del nostro tempo, non mancheranno mai i volti tra la folla:



Volti sazi, arrabbiati, feriti. Volti che non ti guardano oppure che lo fanno con gli occhi di chi non si fida. Volti ferruginosi, volti impavidi, ma anche volti di dolcezze inimmaginabili, volti infiniti di maestrie delicate. Volti che si scrutano, con la dimestichezza di chi sa come non dare nell'occhio. Volti che non hanno mai incertezza, volti che non provano nulla. Volti che provano tutto e volti che non ti faranno mai sentire solo. Anche quando non ci saranno più.



Le regole non ci sono. E quindi anche la necessità di infrangerle. Frantumare quel muro di omertosa falsità che i volti tendono sempre ad innalzare. Non v'è bisogno di dimostrare con una faccia lisa il sofferente logorio di un passato, non c'è onore nel voler dimostrare, v'è onore nel voler migliorare.



E allora quale altro modo di sopravvivere se non quello di pensare a cosa è meglio per noi. Anche se questo porta conflitti contro una società che non ha altra arma se non la menzogna. Ma la società è egoista, non vuole ciò che è meglio per te. E indossa una maschera. Costringendoti a fare lo stesso.



La maschera dell'uomo che non sa come occuparsi di sé. Ci si nasconde dietro di essa, che è una maschera vigliacca, è la maschera dell'imprevedibilità. Che, essendo tale, suscita reazioni bislacche. E' la maschera dello sgherro, la maschera dell'orrendo. La maschera del Joker. Che induce a paura. La maschera di ferro che istiga alla recita... a fingere di essere quel che non si è, anche per chi la osserva. La classica rappresentazione teatrale, metafora di vita.

C'è un mondo intero sotto il letto. Ma un bimbo non lo sa, e ne ha spavento. Dentro l'armadio, l'oscurità dissimula qualcosa e i volti dei bambini sono l'emblema del terrore quando le ante sono chiuse. Potrebbero spalancarsi di colpo. Nessuno si preoccupa di spiegargli cosa ci sia davvero al di là, nessuno si preoccupa di allontanare quei problemi per loro insormontabili. Quei volti ancora innocenti, senza pieghe maligne attorno agli occhi, che non sono ancora afflitti e non sono ancora impazziti. Desiderosi, in realtà, di sapere, di stima e di piacere. Quei volti bramosi di essere protetti, vengono derisi, perché indifesi. Eppure quei piccoli volti hanno un sogno, giocare con le maschere per evitare di avere paura di loro in futuro.

Chiunque coltiva un sogno e non dev'essere infranto per nessun motivo. Il desiderio di sorridere, di apprezzare i piccoli momenti ed essere semplicemente felici è più forte. Si parla di fede. Di coltivare il sogno anche se non si realizzerà. Lasciamolo lì. E saremo stati l'esempio dell'esortazione alla lotta.

Le esperienze e le eventualità segnano anche la sottile differenza tra il vivere e il sopravvivere. Fra l'essere e il divenire... La trama e l'ordito della nostra vita. Le facce dietro cui, inevitabilmente, ci nascondiamo e ci discostiamo, a seconda di quanto la vita ci spaventa e a seconda di quanto è lei ad essere spaventata da noi.

Dopotutto, ho capito cosa farò da grande. Certamente io.... Sarò un volto.

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